Dunque, la Gran Bretagna ha scelto di lasciare l’Unione
Europea. Al referendum del 23 giugno sulla Brexit il “leave” ha ottenuto circa
il 51,9% delle preferenze contro il 48,1% del “remain”. Adesso si apre un lungo processo politico-istituzionale
calcolato tra due e dieci anni. Londra dovrà attivare l'articolo 50 dei
Trattati Ue - procedura senza precedenti - che dà massimo due anni per
negoziare l'uscita da 45 anni di legislazione, programmi e fondi Ue. Poi dovrà
rinegoziare i suoi rapporti - commerciali, economici ecc. - con i 27. Infine,
dovrà sciogliere il nodo dei funzionari e traduttori britannici che lavorano
nelle istituzioni Ue. Quali ricadute avrà tutto questo sull’Italia? Sace ha
provato a dare una risposta a questa domanda, in particolare sviluppando alcune
previsioni per l’export italiano, basandosi su uno scenario macroeconomico
proposto da Oxford Economics. Questo scenario prevede una crescita del PIL reale del Regno
Unito dell’1,8% nel 2016 e dello 0,4% nel 2017. L’impatto maggiore dovrebbe essere
registrato nel 2017 (le previsioni senza “Brexit” indicano una crescita del
2,3%). Numerose altre variabili, come il tasso di politica monetaria e la
sterlina, dovrebbero essere influenzate negativamente. L’uscita dall’Unione Europea del Regno Unito dovrebbe implicare
una minore crescita per l’export italiano verso Londra di circa 1-2 punti
percentuali nel 2016 (pari a 200-500 milioni di euro in meno di beni
esportati), rispetto alle previsioni del Rapporto Export 2016 (tabella). In termini di
settori, dovrebbe essere la meccanica strumentale a pagare il prezzo maggiore (e,
quindi, anche la produzione di attrezzature per la lavorazione di materie
plastiche e gomma), con una crescita inferiore di circa 100-200 milioni di
euro, seguita dai mezzi di trasporto; diversi settori rilevanti per il Made in
Italy, come tessile e abbigliamento e alimentari e bevande, non subirebbero una
variazione negativa. Nel 2017 invece l’impatto per i prodotti italiani dovrebbe
essere maggiore, coerentemente con lo scenario macroeconomico sottostante: Sace
prevede una contrazione del 3-7% per l’export italiano verso il Regno Unito,
equivalente a circa 600-1700 milioni di euro in meno di prodotti esportati.
Ancora una volta sarebbero meccanica strumentale e mezzi di trasporto a “pagare
il dazio” maggiore, con una contrazione che potrebbe superare il 10%. I
prodotti alimentari, vista la loro natura, continueranno con un andamento
positivo. Settore 2015 NO BREXIT BREXIT 2016 2017 2016 2017 Totale beni +7,4% +7,6% +6,1% 6-7% da -3% a -7% Meccanica strumentale +6,3% +8,9% +6,8% 4-6% da -10% a -18% Mezzi di trasporto +18% +11,1% +7,5% 6-8% da -10 a -16% Tessile e abbigliamento +9,2% +7,1% +5,9% 6-9% da -1 a -3% Alimentari e bevande +9,0% +7,2% +5,7% 7-10% da 5% a 6%